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Biblia, Ecl » Guicciardini, Francesco Le cose fiorentine - p. 82

Guicciardini, Francesco

Le cose fiorentine


erano andati imbasciadori messer Bectino Covoni et Marchionne per accordare
con danari come riavevano facto e' Sanesi, dimandò molte cose circa agli
usciti; ma vedendo che a Firenze non si faceva novità et che le gente de' Fio-
rentini lo sinixtravano, venuto in quello di Pisa et havuto danari da' Lucchesi,
per el Volterrano si ritornò in quello di Siena.
Successe poco di poi la passata di Carlo in Italia, [dice Marchionne con
cinquemila ungheri, dice Leonardo con septemila cavalli ungheri et mille
italiani], la venuta del quale, per el concorso che a lui facevano gl'usciti et
per quello che haveva facto Giannozo, era sospectosissima alla cictà, se bene
fussino tornati imbasciadori di nuovo mandati prima al re di Ungheria et a
lui, et havessino riferito che al re et a lui era dispiaciuto lo insulto di Giannozo,
et di più portato lectere dell'uno et dell'altro alla communità, dove dicevano
non volere danneggiare la cictà. Ma come fu giunto a Trevigi mandò imba-
sciadori a Firenze, e' quali, mostrato con molte parole la giustitia della impresa
sua, per havere Urbano per e' suoi demeriti privata la reina Giovanna del re-
gno et concedutolo a lui di consenso di Lodovico re di Ungheria, e' quali soli
maschi restavano della stirpe di Carlo, pregò la cictà volessi fare lega seco,
servirlo di quarantamila ducati et, non volendo fare lega, accommodarlo di
gente, [ricordando, dice Leonardo, che alcuna volta la cictà per suoi oratori
mandati in Ungheria haveva promesso aiuto al re alla impresa]. A questi
imbasciadori, molto honorati, et cet., fu risposto che per oratori proprii rispon-
derebbono a Carlo; et immediate furono expediti quegli medesimi che fre-
schamente erano tornati di Ungheria. La commessione loro fu mostrare che la
promessa della cictà era stata facta in altri tempi et per diverse cagione, [le
quali scrive Leonardo], et che quando bene non vi fussi promessa alcuna,
per la observantia che havevano al sangue suo, volentieri gli darebbono aiuto
se la impresa non fussi contro alla reina Giovanna, alla quale, per reverentia
del sangue regio et per la memoria del re Ruberto, padre et benefactore loro,
non dovevano nè volevano essere inimici, nè intromectersi in parte alcuna
nelle discordie di quella casa; et per la medesima cagione, oltre a esservi la
icona nota impossibilità manifestissima, che non accorderebbono di danari. Et intratanto
la cictà cercava rinnovare la lega che insino l'anno passato si era facta co'
Bolognesi et Perugini di milletrecento lancie, nella quale e' Sanesi, Pisani et
Lucchesi non erano voluti entrare, ma, havendo mutato dispositione per el

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