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Biblia, 2 Cor » Guicciardini, Francesco Le cose fiorentine - p. 108

Guicciardini, Francesco

Le cose fiorentine


Et la necessità constrigneva e' Fiorentini, per assicurarsi, fare talvolta provi-
sione che facevano sospecto a lui, el quale, conscio dello animo suo, non po-
teva fare non temessi che qualche volta, non fussi prevenuto. El principio più
potente di sospecto fu che alcuni de' condoctieri di Galeazo partiti da lui, non
havendo potuto havere el passo da' Bolognesi, a' quali e' Fiorentini mandorono
aiuto, per Parmigiano erano venuti in quello di Pisa, Lucca et Siena, et poi
passati nella Marca a mectersi insieme con compagnie di predatori, [delle
quali, dice Buoninsegni, era capo el conte Giovanni da Barbiano]. Furono
questi condoctieri Broglole, Brandolino et Biordo. [Et, ingrossati in numero,
dice Buoninsegni, di quactromila cavalli], vennono in Thoscana a fare ricompe-
rare e' popoli. Dubitossi non fussi factura di Galeazo, che con questo colore vo-
lessi affannare la Thoscana, maxime che nella pace si era concluso di non
licentiare sì presto e' condoctieri, acciò che non facessino questo effecto. Ac-
cresceva el sospecto che, subito facta la pace, si erano mandati imbasciadori
a Siena per mollificare gli animi loro et sopire le antiche controversie, ma,
non havendo trovato se non dureza et inumanità, davano causa di credere che
russino mantenuti in questa indispositione da lui. El quale nelle cose anchora
minori mostrava sdegno, perchè tractava molto stranamente messer Giovanni
de' Ricci faccendogli dimandare tagla intollerabile, nè liberava messer Francesco
Vecchio da Carrara. Et se nelle cose piccole era di questo animo, che si poteva
credere nelle grande, et come assicurarsi che, dove fussi mala voluntà, non fussi
pace infida? Non parse a questo miglore rimedio che vivere cogl'animi prepa-
rati in modo et ordinati talmente, che a ogni nuovo caso non s'havessi se non
a piglare l'arme. Però si ragunorono in Bologna tucti gl'oratori de' collegati, dove
tra Fiorentini, Bolognesi, Signori di Padova et di Ferrara si rinnovò la lega quasi
co' medesimi capitoli che era prima; nella quale entrò pocho di poi el marchese
di Mantova con incredibile querela di Galeazo, perchè lo Stato suo gli entrava
nelle viscere confinando con Parma, Reggio, Brescia, Cremona et Verona, et
opportuno a raccorre Tedeschi che venissino in Italia, contiguo anchora a Fer-
rara et Bologna collegate, nè molto lontano dal Signore di Padova. [Dice
Buoninsegni che nella <lega> furono anchora e' Signori di Faenza, Ravenna
et Imola; Leonardo dice che vi entrorono l'anno sequente]. Fecesi uno hono-
revolissimo torniamento in Firenze per la natività del primogenito del re di
Francia, che fu poi Carlo septimo.
Sopravennono imbasciadori di Gian Galeazo in Firenze a giustificare e'
sospecti, a' quali reddita sunt verba verbis, et mandato imbasciadori a lui a fare

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