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Biblia, Ecl » Guicciardini, Francesco Le cose fiorentine - p. 118

Guicciardini, Francesco

Le cose fiorentine


Succede l'anno 1400, pericoloso, nel principio del quale e' Fiorentini, vedendo segni che
Uguccione da Cortona era alienato da loro, per assicurarsene, feceno piglare di furto la
Montanina, luogo opportuno a frenare Cortona, di che scrive Leonardo bene.
[Dice Buoninsegni che in principio di quello anno e' Vinitiani conclusono certa pace
tra el duca et noi, la quale dispiacque a Firenze, ma bisognò acconsentirla]. Questa
state fu grandissima peste. [Dice Buoninsegni che morì la metà degl'huomini, et che li
tolse a soldo Broglole, che mori a Empoli et fu con grande honore sepulto in Sancta Maria
del Fiore]. El duca mandò quactrocento cavalli in Casentino per fomentare gl'amici suoi,
et e' Bolognesi, venuti in controversia col Signore di Faenza per conto di Salarolo, gli
roppono guerra aiutati dal conte Alberigo per opera del duca. Morì Uguccione signore di
Cortona; et Francesco suo consorto, che gli successe, tenne più conto della amicitia de'
Fiorentini. Et el conte Ruberto da Poppi venendo alla morte, considerando in che grado
restava el figluolo pupillo, lo lasciò in tutela de' Fiorentini, che fedelmente lo governa-
rono. Et Pagolo Guinigi si fece signore di Lucca, et, benchè mostrassi volere stare neu-
trale, pareva inclinassi più alla via del duca. Et nella fine di questo anno Giovanni Bentivogli
sì fece signore di Bologna, dove ognuno, per guadagnarselo, mandò oratori, et e' Fiorentini,
per farla più magnifica, vi mandorono de' Collegi et de' Dieci. Vennono a Firenze imbascia-
dori dello imperadore nuovo Ruberto di Baviera, e' quali furono assai honorati, perchè la
cictà voltava l'animo a lui; et pocho poi, per muoverlo, mandò imbasciadori a lui nella
Magna. Nell'anno medesimo Salvestro Adimari notificò a Bartholomeo Valori essere stato
tentato di tractato da Samminiato de' Ricci; il che ha vendo Bartholomeo manifestato a' ma-
gistrati, fu preso Samminiato et decapitato, lui et Francesco Davizi. Confessò essere ordinato
che più fuorusciti entrassino in Firenze di nocte per la peschaia, et poi uno di determinato,
con spalle di cictadini, romoreggiare la cictà et amazare messer Rinaldo Gianfiglazi et altri: per
il che, per e' Consigli opportuni, fu data balia alla Signoria et altri cictadini, e' quali feciono
rubelli alcuni fuorusciti, ponendo loro tagla se fussino amazati dalle duecento migla in qua:
che furono Thommaso, Salvestro et Ardingho di Uguccione et messer Rosso de' Ricci,
Gherardo et Piero degl'Alberti, Antonio de' Medici. Et ammonirono tucti gl'Alberti, excepto
e' figluoli di messer Niccolaio, et quasi tucti e' Ricci et alquanti de' Medici; et el podestà
decte bando di rubello a trentacinque. Dicesi che havevano pratica col duca. Et pochi di
poi, essendo per confessione di uno monaco nominato messer Antonio degl'Alberti, che era
gonfaloniere di Compagnia et subito che fu uscito fu preso et tormentato, confessò essere
che de' Malatesti et conducere Paolo Orsino, el quale perchè non si conduxe, el Commune
prese el carcho di pagare la intera condocta de' Malatesti. Era el signor Carlo vicario et rectore
generale della Chiesa in tucta Romagna.
La ropta et presa di Bologna fece desperare e' Fiorentini della salute, dubitando che li
inimici seguitassino la victoria tanza dilatione, ma, vedutoli tardare, si cominciò a ripiglare
animo et forze, et si provide promptamente a' danari et strinsonsi le pratiche col papa et
co' Vinitiani, in modo che, benchè el pericolo fossi gravissimo per la potentia grande del
duca, pure s'aveva speranza di difendersi.

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