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Basilius Magnus - Homiliae in Hexaemeron » Varchi, Benedetto Lezioni sul Dante - p. 402

Varchi, Benedetto

Lezioni sul Dante e prose varie


tenzione vostra, cominciaremo a dichiarare quanto più
brevemente e più agevolmente mi sarà conceduto que-
sto lunghissimo e malagevolissimo Canto secondo, del
quale si trarrà, spero, non men piacevole frutto che
fruttuoso piacere.
O voi che siete in piccioletta barca,
Desiderosi d'ascoltar, seguiti
Dietro al mio legno che cantando varca,
Tornate a riveder li vostri liti:
Non vi mettete in pelago, che forse,
Perdendo me, rimarreste smarriti.

Per due cagioni principalmente può essere scuro
e malagevole a intendersi ciascuno autore che si legga
e ciascuna opera che si dichiara: o per la materia che
si tratta, o per lo modo con che si tratta. La materia
può essere difficile in due modi: o di sua natura pro-
pia, o per lo essere nuova ed indisusata. Il modo an-
cora con che si tratta può essere difficile in due ma-
niere. La prima è quando l'autore stesso studiosamente
ed a bella pruova scrive difficilmente, come fece Ari-
stotile in tutte l'opere sue, e massimamente nel libro
dell'Interpretazione, e come innanzi a lui aveva fatto
Eraclito, che per questa cagione era chiamato nella sua
lingua Σκοτεινὸς, cioè tenebroso ed oscuro; onde Lucre-
zio disse di lui leggiadramente:
Heraclitus init quorum dux praelia primus,
Clarus ob obscuram linguam;

ed il Petrarca, che imitò tutti i buoni e da tutti tolse, disse
non men leggiadramente nel terzo capitolo della Fama:
Vidi in suoi detti Eraclito coperto,
Diogene Cinico in suoi fatti
Assai più che non vuol vergogna, aperto.


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