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Catullus, Gaius Valerius - Carmina » Varchi, Benedetto Lezioni sul Dante - p. 409

Varchi, Benedetto

Lezioni sul Dante e prose varie


E non solamente i poeti eroici e lirici, ma eziandio gli
elegiaci fecero il medesimo, come è notissimo; e non
solamente Tibullo, che passò tutti, ma Properzio
ancora disse:
At mihi quod vivo detraxerit invida turba,
Post obitum duplici foenore reddet honos.

E poco di sotto:
Meque inter seros laudabit Roma nepotes:
Illum post cineres auguror esse diem.

Ed altrove,
Quae tantum, dicet, potuistis ferre poetam
Quantulacumque estis, vos ego magna voco.

Ma chi fu più modesto e dispregiatore di sé stesso e
delle cose sue che messer Francesco Petrarca, e mas-
simamente delle toscane? Eppure disse anch'egli:
S'io avessi pensato che sì care
Fussen le voci de' sospir mie' in rima,
Fatte l'arei dal sospirar mio prima
In numero più spesse, in stil più rare.

Ed altrove fece dire di sé ad Amore:
Sì l'avea sotto l'ali mia condutto,
Che a donne e cavalier piacea 'l suo dire;
E sì alto salire
Il feci, che tra caldi ingegni ferve
Il suo nome, e de' suoi detti conserve
Si fanno con diletto in alcun loco.

Ma per non perdere più tempo dove non fa di bisogno,
lasciaremo d'allegare i moderni, e passaremo al quarto
e quinto terzetto.
Voi altri pochi, che drizzaste 'l collo
Per tempo al pan degli angeli, del quale
Vivesi qui, ma non si vien satollo,


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