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Varchi, Benedetto

Lezioni sul Dante e prose varie


padre, o la virtù informativa non fa altro, che ridurre
in atto e cavare della materia quello che v'era prima
in potenza. E qui sia il fine della sposizione di questi
versi di Dante.

Fornita la costruzione e sposizione del testo, di-
chiararemo ora a maggior compimento e perfezione di
questa materia, cinque problemi, ovvero dubitazioni,
non meno belli che utili:
Perché nascono maschi, e perché femmine;
Perché ordinariamente uno, e perché tal volta più;
Perché il parto somiglia ora il padre, ora la madre,
ora nessuno de' duoi;
Perché si generino gli ermafroditi;
Perché si generino i mostri.

Problema primo.

Innanzi che rendiamo la cagione del primo dub-
bio, cioè onde venga che il parto sia ora maschio, e
quando femmina, diremo che il maschio in ogni spezie
è quello, che quando genera, genera in un altro; cioè
il maschio è quello, che ha potenza e facultà attiva di
generare in un altro, e la femmina quella, ch'ha fa-
cultà e potenza passiva di generare in sé stessa. Diremo
ancora, che ogni agente cerca sempre e intende d'as-
somigliare il paziente a sé, e però sempre si generarebbe
maschio se non fosse impedito, essendo maschio l'a-
gente: e perché ogni effetto debbe somigliare quanto
può la cagione sua, quando si genera femmina è con-
tra l'intenzione dell'agente almeno particolare, se non
universale. E senza dubbio se la materia fosse sempre
disposta e ubbidiente, sempre il parto sarebbe maschio,
e non mai femmina: onde la femmina non è altro che


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