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Themistius - In De anima » Varchi, Benedetto Lezioni sul Dante - p. 512

Varchi, Benedetto

Lezioni sul Dante e prose varie


hanno la vegetativa solamente, e gli animali bruti, ol-
tra questa la sensitiva, senza più.
Ora, per ridurre a proposito quanto avremo det-
to, conciosiacosaché la bellezza, favellando platonica-
mente, non sia altro che una certa grazia e splendore,
la quale muove ed alletta l'anima di chiunque la vede
ed intende, e si ritrova in tre cose massimamente,
nella virtù dell'animo, nei colori o figure e nelle voci,
ella viene a essere cosa spiritale ed incorporea; onde è
manifesto che dei cinque sensi solamente il viso e l'u-
dito la possono apprendere e conoscere veramente; e
quinci è, senza dubbio alcuno, che il nostro gentilissimo
messer Francesco Petrarca, poeta veramente ed ama-
tore platonico, disiderava sopra ogni cosa prima di ve-
dere e poi d'udire la sua bellissima e santissima ma-
donna Laura, come a ogni passo si può vedere in
ciascuna delle sue meravigliosissime canzoni e sonetti,
e più in quelle tre divine degli occhi; ma come il mag-
gior piacere e contento che potesse avere il Petrarca
in questo mondo, come mostra egli medesimo in quel-
l'altissimo sonetto che comincia:
Sì come eterna vita è veder Dio,
era di poter veder madonna Laura ed i suoi occhi mas-
simamente, nei quali meglio cbe in nissuna altra parte
del corpo si dimostra l'anima di ciascuno; così, per
la regola de' contrari, il maggior dispiacere e tormento
che potesse avvenire al Petrarca era d'esser privo della
dolce vista di quelli, come egli stesso ancora testimonia
e fa fede in molti luoghi, ma più che altrove, s'io non
m'inganno, in questo non meno pietoso che dotto so-
netto, il quale io per ubbidire, come s'è detto di sopra,
a quanto mi fu imposto da te, meritissimo consolo no-
stro, seguitarò oggi di sporre e dichiarare quanto saprò il
meglio, secondo l'ordine e costume di questa felicissi-


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