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Varro, Marcus Terentius - De lingua latina » Varchi, Benedetto Lezioni sul Dante - p. 513

Varchi, Benedetto

Lezioni sul Dante e prose varie


ma e fioritissima Accademia, più per disiderio di ap-
prendere molte cose conferendo, che con isperanza d'in-
segnarne alcuna interpretando.
Onde per maggiore intelligenza non solo del pre-
sente sonetto, ma generalmente di tutti gli amorosi
componimenti di questo leggiadrissimo poeta, è da
sapere, seguitando pur la dottrina di Platone, secondo
che dichiara il nostro dottissimo messer Marsilio Ficino
nel suo divinissimo comento sopra il Convivio di Pla-
tone, che nell'universo si ritruovano cinque amori: due
estremi e tre medii; i duoi estremi, cioè il primo e
l'ultimo, si chiamano demoni, e si ritruovano sempre
non solamente in ciascuna anima umana, ma in quella
del mondo ancora, e così delle spere e delle stelle. Il
primo amore, il quale si chiama ora Venere celeste e
quando demone grande, non è altro che una forza e
facultà dell'anima ed uno desiderio eterno, il quale n'al-
letta sempre e trae a conoscere e contemplare le bel-
lezze superiori e divine, ne conforta e spinge contino-
vamente con dolcissima ed onorata fatica a' bellissimi
studi della santissima Filosofia, ne guida e conduce a
esser giusti, a esser pietosi e, brevemente, a tutte quan-
te le virtù, facendoci non meno buoni e costumati che
scienziati e facondi. L'ultimo amore è medesimamente
una facultà e forza dell'anima e uno occulto stimolo
che ciascuno ha nella parte o piuttosto potenza genera-
tiva, di produrre in una cosa umana simile a sé la sem-
bianza, quanto si può, di quella bellezza divina e ce-
leste; e come quel primo si chiama nella lingua greca
Καλοδαίμων, cioè demone buono, così questo ultimo
si chiama nella medesima lingua Κακοδαίμων, cioè demone
cattivo, non perché in verità ancor questo non sia
buono, essendo così buono e necessario alla vita umana
il generare, come lo speculare la verità delle cose e con-


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