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Tommaso d'Aquino - De unitate intellectus » Varchi, Benedetto Lezioni sul Dante - p. 523

Varchi, Benedetto

Lezioni sul Dante e prose varie


tutti i vizi dipendono, ma trattatone ancora quanto age-
volmente ho saputo e potuto il più; il che per fare an-
cor meglio, e parte compiacere a chi di ciò m'ha cal-
damente ricercato, ho preso oggi a dovere tutte quelle
cose dichiarare che gli antichi così teologi come filosofi,
e massimamente i poeti, scrissero della pittura d'Amo-
re. E perché Mess. Francesco Petrarca, per nostro giu-
dizio, racchiuse in tre terzetti tutto quello, anzi molto
più, che n'aveva scritto prima grecamente Mosco lo-
datissirno poeta, e poi latinamente Properzio in una
delle sue elegie, avemo pensato sì per le cagioni dette,
e sì per maggiormente all'ufizio nostro soddisfare, re-
citarvi oggi per isposizione di cotali versi tutto quello
che in alcun modo ci parrà o utile o necessario.
I versi nel principio del primo Capitolo del Trionfo
d'Amore
sono questi:
Quattro destrier via più che neve bianchi:
Sopra un carro di foco un garzon crudo
Con arco in mano e con saette a' fianchi,
Contra le qua' non vale elmo né scudo:
Sopra gli omeri avea sol due grand'ali
Di color mille, e tutto l'altro ignudo:
D'intorno innumerabili mortali,
Parte presi in battaglia e parte uccisi,
Parte feriti da pungenti strali.

Per più aperta dichiarazione de' quali, diciamo,
che sebbene molti fanno differenza tra questi due nomi
Amore e Cupido, ella veramente non v'è, o almeno
dagli scrittori indifferentemente si pigliano l'uno per
l'altro, come si vede in Vergilio, quando egli nel primo
libro disse:
Ergo his aligerum dictis affatur Amorem;


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