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Catullus, Gaius Valerius - Carmina » Varchi, Benedetto Lezioni sul Dante - p. 529

Varchi, Benedetto

Lezioni sul Dante e prose varie


damente, cioè senza inganni, e non solo non si curano
di coprire il loro amore, ma lo scuoprono a ciascuno
e se ne vantano per tutto.

Perché rosso.

Alcuni dipingono l'Amore d'una carnagione ros-
sa, ma d'un certo rosso che somigli la rossezza del fuo-
co, per dimostrarne in quel modo l'ardor suo; alcuni,
d'un rosso dolce e soave, che noi chiamiamo incarna-
to, o per significare la vergogna la quale o hanno o
aver dovrebbono cotali amanti, o pure perché devendo
esser bello, e ricercandosi nella bellezza, oltra la pro-
porzione delle membra, la soavità de' colori, bisognava
così dipignerlo; né mancano di quegli che più volen-
tieri di verde il vestono, per dichiarare che come colla
speranza nasce amore, così con ella si muore.

Perché si dipinga cieco o velato gli occhi.

Non è senza meraviglia che il Petrarca dipingendo
Amore così minutamente in questo luogo, non lo fac-
cia né cieco né colla benda agli occhi, come quasi tutti
gli altri; il che per avventura fu da lui fatto per quella
cagione che altrove disse:
Cieco non già, ma faretrato 'l veggo;
o veramente perché Mosco anch'egli non pure non lo
fa cieco o bendato, ma dice ancora, per dirlo latina-
mente e con Vergilio,
oculis micat acribus ignis
cioè in sentenza:
  Gli occhi sfavillan com'ardente foco.
E di vero se Amore fusse cieco, male potrebbe saettare
e corre sempre nel cuore, come fa, senzaché più veg-


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