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Varchi, Benedetto

Lezioni sul Dante e prose varie


gono gli amanti da lontano e meglio che gli altri non
fanno; e perciò disse Vergilio:
Quis fallere possit amantem?
Per non dir nulla che i Greci chiamano Cupido Ὀμματόω,
cioè occhiuto, o perché Amore nasce dagli occhi, co-
me si disse, o perché gli amanti veggono come se aves-
sero più occhi che Argo non ebbe. Coloro che cieco lo
dipingono, intendono più del viso interiore che dell'e-
steriore, cioè degli occhi della mente e non di quegli
del corpo, vogliono significare che, come un cieco man-
cando della vista corporale non sa camminando dove
vada, così un amante mancando della vista interna,
cioè della ragione, non sa quello si faccia; e però disse
il Petrarca:
Or puoi vedere Amor s'egli è ben cieco;
o perché, come un cieco non vedendo egli, pensa che gli
altri non veggano, così un amante mancando egli dell'in-
belletto, pensa che ne manchino ancora gli altri. Chia-
mansi ancora ciechi gli amanti, perché non pure non
veggono i difetti delle cose amate né dell'anima né del
corpo, ma ancora giudicano molte volte quello che è
brutto bello, e quella che è reo buono o almeno ingan-
nandosi dalla somiglianza e vicinità chiamando, per atto
d'esempio, una donna melensa e sciocca, pura e sem-
plice, o un naso torto, non torto ma aquilino, e così
di tutte l'altre cose somiglianti. Onde molti non senza
ragione e, secondo noi, con maggior prudenza fanno ad
Amore non solamente gli occhi, ma occhi ardenti e
strabuzzanti, ma gliele velano con una benda, quasi si-
unifichino che gli amanti vedrebbero bene se volessero,
ma si turano gli occhi da se stessi per non vedere; per-
ché non solo non obbediscono alla ragione, ma la di-
spregiano, come dicessero tutti con Medea:
E veggio il meglio, ed al peggior m'appiglio,


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