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Varchi, Benedetto

Lezioni sul Dante e prose varie


speranza quanto sia fallace provò in se stesso e dichiarò
messer Francesco mille volte, e però disse:
O speranze, o desir sempre fallaci,
E degli amanti più ben per un cento!

Gli altri due cavagli sono il dolore e la letizia, percioc-
ché niuno amante può un sol punto stare senza dolore;
onde il Petrarca gridò sì altamente:
io pur non ebbi ancor, non dirò lieta,
Ma riposata un'ora,
Né per, volger di ciel né di pianeta.

Ma perché i dolori che in amore si sentono non vengo-
no senza qualche letizia, essendo loro dolce il pian-
gere, o perché si sfogano, o perché mai non sono ab-
bandonati del tutto dalla speranza, o perché
Novo piacer che negli umani ingegni
Qualche volta si truova:
D'amar qual cosa nova
Più folta schiera di sospiri accoglie;
Et io son un di quei che 'l pianger giova;

O perché, come diceva quel medesimo poeta:
Ch'alla cagion, non all'effetti intesi
Son i miei sensi vaghi, pur d'altezza;

o veramente perché Amore spira
Dolce desir d'amaro pensier pieno;
onde Catullo favellando di Venere, disse:
Quae dulcem curis miscet amaritiem;
o come il Petrarca:
Sì dolce è del mio amaro la radice.
Né dee credere alcuno che questi medesimi affetti, ben-
ché altramente e di diversa specie, non si ritruovino
ancora nell'Amore celeste e divino.


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