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Catullus, Gaius Valerius - Carmina » Varchi, Benedetto Lezioni sul Dante - p. 550

Varchi, Benedetto

Lezioni sul Dante e prose varie


gli avanzi tutti quanti insieme, e ciò non solamente
d'onestà, la quale è propia de' poeti toscani, ma ezian-
dio di dottrina e d'amorosa leggiadria.

Se il bello e il buono sono una cosa medesima
Dubbio Secondo.


Avendo noi detto già più volte che il bello e il
buono sono realmente e in sostanza una cosa medesi-
ma, e solamente differente di ragione, come dicono i
filosofi, e di considerazione, come quasi il concavo ed
il convesso per un cerchio; hanno molti sopra ciò
dubitato, dicendo, che come il bello e il buono sono
diversi di nome, così sono ancora di sostanza, e che
se altramente fosse, non accadrebbe che tante volte i
poeti e gli altri scrittori congiugnessero l'uno con l'al-
tro, come si vede che fanno; e il Petrarca disse: il buo-
no e il bello, non già 'l buono e 'l vero
. Al che rispon-
dendo diciamo che il bello veramente non è differente
dal buono, né il buono dal bello, se non di ragione,
cioè che buono si chiama quello che semplicemente
piace all'appetito, e bello quello l'apprension del quale
piace ed è all'appetito gioconda; onde il bello non ag-
giugne al buono altro che un certo ordine nel compren-
derlo e conoscerlo, perché il buono è quello lo quale
tutte le cose appetiscono; del che segue che l'appetito
in lui s'acquieta; ma nel bello non si queta l'appetito
semplicemente, ma solo nel vederlo e conoscerlo. E, se-
condo i Platonici, il bello non è in altro dal buono dif-
ferente e distinto, se non come l'estrinseco ovvero il
difuori, dall'intrinseco ovvero dal didentro; perché co-
me la bontà è una perfezione interna, così la bellezza
è una perfezione esterna; e perché siamo meglio intesi,


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