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Valerius Flaccus, Gaius - Argonautica » Varchi, Benedetto Lezioni sul Dante - p. 551

Varchi, Benedetto

Lezioni sul Dante e prose varie


il buono è come seme, e il bello come fiore di quel se-
me. E se ciò devemo intendere non quando facciamo com-
parazione del bello, al buono assolutamente; perché in
tal caso il bene si potrebbe chiamare come genere e il
belloo come spezie o piuttosto il bene, essere non parti-
cipato, e il bello, una certa participazione di lui; ma
quando consideriamo il. propio bello di ciascheduno,
nel qual caso il bene non è altro che la perfezione in-
trinseca e il bello la estrinseca. Ma a bene intendere e
perfettamente queste cose farebbe uopo sapere la vera e
propia diffinizione della bellezza e delle sue spezie; ba-
ste per ora quanto s'è detto, cioè che il bello e il buo-
no sono realmente e in effetto una natura medesima
differenti solamente nel modo che s'è detto, cioè che
il buono è una perfezione di dentro, e il bello una per-
fezione di fuori da quella nascente come un fiore; onde
ragionevolmente furono con diversi nomi chiamati. E
quegli che congiungono buono e bello insieme, la qual
cosa fanno i Greci felicissimamente, dicendo καλοκαγασία,
comprendono con una parola sola tutto quello che com-
prender si può, perché quello che è bello e buono in-
sieme è beato; e beata si chiama quella cosa alla quale
non manca nulla; e a chi non manca nulla è da tutte le
parti, cioè semplicemente perfetto, onde non può più
altro desiderare.

Se tutti i buoni sono ancora begli
Dubbio Terzo.


Se la bellezza non è altro che un raggio della bontà
di Dio, il quale in tutti i luoghi e per tutte le cose pe-
netra e risplende, ma non già egualmente risplendono le
cose da lui illuminate, anzi qual più e qual meno, secon-


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