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Aristoteles - De insomniis » Varchi, Benedetto Lezioni sul Dante - p. 559

Varchi, Benedetto

Lezioni sul Dante e prose varie


che rimirando la cosa amata, ora sospirano e ora s'alle-
grano: sospirano perché perdono se stessi, il che non
può non dolere, s'allegrano perché si trasformano nella
cosa amata; quasi divenendo d'uomini Dii, il che non
può non piacere; ardono e tremano in un tempo me-
desimo: ardono perché sono accesi dallo splendore della
bellezza che è un raggio di Dio, tremano perché sono
abbandonati dal calor proprio; onde seguita che siano
ancora timidi e audaci. Le quali cose furono tante volte
con tanta leggiadria dal Petrarca cantate, che niuno può
dubitare che egli o per istudio o per natura o per pruo-
va non fusse intendentissimo delle cose platoniche.
E se alcuno cercasse sapere, onde è che gli amanti
nel riscontrare gli amati loro alcuna volta divengono
rossi e alcuna volta pallidi, sappia che arrossiscono per-
ché nel sopraggiugnergli e vedergli impensatamente,
la natura quasi rallegrandosi e andando loro incontra
tira seco gli spiriti e il sangue, onde si tingono e diven-
gono rossi; o più tosto che avendogli in luogo di Dii,
volendo per non essere o piombo o legno onorargli, du-
bitano di non dire o fare cosa che loro dispiaccia; e per-
ciò disse il Petrarca:
Tacer non posso, e temo non adopre
Contrario effetto la mia lingua al core,
Che vorria far onore,
ec.;
ed in un altro luogo:
Non perch'io non m'avveggia
Quanto mia laude è ingiuriosa e vile,
ec.;
onde il sangue si nasconde nelle vene, le quali ripiene
traboccano poi e tingono il volto; come si vede in co-
loro che si vergognano; e però diceva il Petrarca:
So della mia nemica cercar l'orme,
E temer di trovarla.

Alcuni divengono pallidi perché niuno amante è, il quale


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