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Biblia, Mt » Varchi, Benedetto Lezioni sul Dante - p. 561

Varchi, Benedetto

Lezioni sul Dante e prose varie


e la cagione di questo è perché il sangue e gli spiriti
movendosi gagliardamente e senza ordine, quasi a guisa
di marine onde, nel profondo del cuore, scancella i si-
mulacri delle cose impressevi, senza i quali non potemo
ricordarci; ed è quasi non altramente che quando noi
guardiamo nelle acque che stanno ferme, nelle quali
come in ispecchio vedemo l'imagini nostre; Ver-
gilio disse nella Bucolica:
Nec sum adeo informis: nuper me in litore vidi,
Cum placidum ventis staret mare;

Ma nell'acque correnti da loro o mosse da noi non si
veggono le imagini, o di maniera, che non ci rappre-
sentando interamente, ma interrotte e quasi a pezzi,
non ci raffiguriamo in loro.

Onde è che gli amanti si vergognano di confessare
di essere innamorati
Dubbio Settimo.


Ognuno sa che niuno si vergogna e si ritrae dal
palesare se non quelle cose che brutte e disoneste sono:
onde chiunche si vergogna o niega d'essere innamorato,
dà manifesto segno che il suo è amore brutto e diso-
nesto; perciocché gli altri non solo non se ne vergo-
gnano, ma se ne lodano e vantano, come fa il Petrarca
mille volte,Dante e tutti gli altri veri e cortesi ama-
dori, che più d'amare si pregiano e vanno alteri che
di qual si voglia altra cosa; e bene n'hanno ragione,
perché, come di sopra s'è veduto, quanto alcuno è
più perfetto di natura, più nobile d'animo e maggiore
d'ingegno, tanto più conosce la bellezza e per conse-


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