BIVIO: Biblioteca Virtuale On-Line
Biblia, Ex » Varchi, Benedetto Lezioni sul Dante - p. 578

Varchi, Benedetto

Lezioni sul Dante e prose varie


le cose ottimamente o dette o fatte è, se non vizio, al-
meno usanza antichissima, non solamente lo tollera
modestamente e con pazienza, ma se ne ride e gli in-
cresce non di se stesso, ma di chi 'l fa. Perché sarebbe
sì bella cosa l'avere o buon giudizio o buona mente,
se tutti sapessimo o volessimo o fare o giudicare retta-
mente? Se l'essere lodato dagli uomini rei non arreca
onore ma vitupero, perché volete voi che l'esser bia-
simato dagli ignoranti non arrechi vitupero ma onore?
Come sempre fu chi lodasse l'opere cattive, così fu sem-
pre chi biasimasse le buone; mancarono bene molte
volte gli Omeri ed i Vergili, ma i Zoili ed i Bavi, non
mai. Sanno i filosofi che l'universo è perfettissimo, e
che la sua perfezione consiste nell'egualità delle disso-
miglianze di tutte le spezie: onde mai non si trova un
contrario nelle cose della Natura, che anco l'altro più
perfetto non si ritruovi; e, per dirlovi burlevolmente,
come ricerca la presente materia, che a dirvi il vero mi
par fare da motteggio, la Natura, come dice il Bernia,
fece gli orecchi e le campane,
Fece l'assenzio amaro, e dolce il mele
E l'erbe virtuose e le mal sane;
Ella ha trovato il buio e le candele,

e quello che seguita. Non voglio dunque che in questo
caso vi caglia punto dell'onor mio, rendendovi certo
che molto maggior numero, se io non farnetico da
dovero, e da tenerne molto maggior conto, m'arebbe
biasimato, se avessi risposto, che lodato, pensando
per avventura che io avessi trovato questa occasione da me
a me, o almeno cercatala, come si dice, col fustellino,
non per mostrare di sapere io qualcosa in così bassa e
certa disputa, ma che altri non sapesse nulla.
E di vero, quando mi ricordo del giudizio che io fo
del Filelfo e di messer Lionardo d'Arezzo, quando ven-


pagina successiva »
 
p. 578 [II, 80]