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Aristoteles - De divinatione per somnum » Varchi, Benedetto Lezioni sul Dante - p. 581

Varchi, Benedetto

Lezioni sul Dante e prose varie


o se 'l dissi, nol voleva dire e fu per inavvertenza, né
credo che si truovi, loqui deliria, tuttavia chi l'usasse si
potrebbe per ventura scusare con l'esempio di M. Tullio,
e d'altri buoni autori, che dissero loqui scelera, loqui
lapides
, ed altri modi somiglianti); "onde deliro si pi-
glia ora per istolto ovvero mentecatto, come fa Dante
in questo luogo, ed ora per cosa fuori del dritto e del
dovere, come fece il Petrarca nella canzone Verdi
panni
,
ec." Per le quali parole mosso un mio, se
non m'inganno, e vostro amicissimo, che fa professio-
ne di lettere latine è l'insegna pubblicamente con gran-
dissima fama, parendogli forse strano che la lingua fio-
rentina avesse un verbo propio del quale la romana
mancasse, vi disse la sera medesima dopo alcune scuse,
assai nel vero cortesemente, del che gli so ottimo grado:
"Il Varchi ha detto nella Lezione, che i Latini non han-
no un verbo solo e proprio che significhi farneticare:
sappiate che n'hanno due, e questi sono vaticinari
ed hariolari; ditegliele acciò che uno altro non l'ab-
bia a riprendere". La qual cosa avendomi voi rife-
rita, mi meravigliai molto, e vi dissi incontinente:
"Ringraziatelo molto da mia parte del buono animo,
e ditegli che la consideri meglio, che secondo me pi-
glia errore; e non faccia più scuse, perché né egli
né altri mi può far maggior piacere che riprendermi,
non che avvertirmi liberamente ed a viso scoperto:"
ed anco, se ben vi ricorda, vi dissi perché credeva che
s'ingannasse in cosa sì chiara, allegandovi uno di quei
luoghi che esso poi vi citò. Il che avendogli voi riferi-
to, egli stando in sulla sua oppenione, anzi maggior-
mente affermandola, vi mandò il giorno di poi una let-
tera assai più umanamente scritta, che né a lui conve-
niva né a me; la qual cosa mi fa parte non credere,
parte perdonargli tutto quello che ha poi sparlato sì fal-


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