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Plato - Epinomis » Varchi, Benedetto Lezioni sul Dante - p. 585

Varchi, Benedetto

Lezioni sul Dante e prose varie


cose toscane ed esercitatissimo nel Petrarca, pensando
forse che un che era stato a studiare a Pisa Filosofia due
anni, non potessi non dir qualche cosa, mi domandò da
me a lui, se in verità il Petrarca aveva mai usato lumi
invece di. occhi. Ma udite che fortuna è la mia, e se ella
si prende giuoco di me: trovandomi non molto di poi
alla tavola del reverendissimo cardinal Ravenna, in pre-
senza dell' ambasciatore mandato dal nostro non meno
giustissimo e liberalissimo che illustrissimo ed eccellen-
tissimo Duca e padrone alla maiestà cesarea; ed avendo
io detto; ragionando con messer Claudio Tolomei, che
l'illuminazione, secondo i Peripatetici, si faceva in istan-
te e senza tempo, fui ripigliato agramente e sgridato
da uno che fa professione non meno di filosofo che di
teologo, dicendomi che io sapeva bene che Aristotile
tiene il contrario, e vuole che ella, essendo sostanza e
non accidente, come io diceva, si faccia per successio-
ne e con tempo; e per parole che io dicessi o ragioni
che io allegassi, non pure non volle credere che così fus-
se, ma negò sempre ch'io l'intendessi come diceva,
non m'avendo per tanto ignorante che io avessi detto
una cotale sciempiezza; perché mi risolvei di nuovo e
da capo a non disputare mai più con persona niuna co-
sa nessuna, ma, detta liberamente l'oppenione mia, la-
sciare, come racconta Orazio nella Poetica che faceva
Quintilio, che ognuno creda la sua, poiché ciascuno
s'appaga tanto del suo sapere. Ma venghiamo omai al
primo capo, senza uscire di proposito tante volte.

Dei verbi propi e traslati
Capo Primo.


Tutti i verbi in tutte le lingue si possono conoide-
rare in due modi: o soli e da per sé, che i loici dicono


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