BIVIO: Biblioteca Virtuale On-Line
Plato - Respublica » Varchi, Benedetto Lezioni sul Dante - p. 590

Varchi, Benedetto

Lezioni sul Dante e prose varie


senza alcuna di queste cagioni raccontate, quel verbo
non si chiamarà traslato; ma improprio, come quando
Vergilio disse:
At sperate Deos memores fandi atque nefandi,
e Dante nel primo Canto:
Tal mi fece la bestia senza pace,
Che venendomi incontro, a poco a poco
Mi ripingeva là dove 'l sol tace.

Ed altrove disse pure impropiamente:
I' venni in luogo d'ogni luce muto.
E cotali impropietà sono piuttosto vizi che virtù, e ce
ne devemo guardare molto bene. Ho detto cotali, per-
ché non tutti i verbi che sono impropi sono viziosi o
biasimevoli, perché come i Latini dicono: jaculari sa-
xa, pluere lapides, equitare in arundine longa,
etc.;
così diciamo noi medesimamente: cavalcare gli asini,
le canne, ed andare a cavallo in su le mule, ed altri
tali, i quali non si possono chiamare propiamente im-
propi, non si trovando i loro propi, per lo non dirsi
asinare o mulare e somiglianti. E questo in quanto
al primo capo penso che baste, avendo dichiarato quali
sono i verbi propi e quali i traslati, perché degli im-
propi ordinariamente non si ragiona.

Che cosa sia propiamente e onde proceda
il farneticare
Capo Secondo


A voler bene intendere che cosa sia Farneticare e
donde nasca cotale passione, bisogna prima sapere che
l'uomo essendo composto di cose contrarie, e conse-
guentemente mortale, è necessariamente sottoposto a
molte diverse infermità così del corpo come dell'animo;


pagina successiva »
 
p. 590 [II, 92]