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Galenus, Claudius (Pseudo) - De ordine utriusque ordinis » Varchi, Benedetto Lezioni sul Dante - p. 607

Varchi, Benedetto

Lezioni sul Dante e prose varie


può vedere in Nonio Marcello; ed io gli ho citati non
meno per mostrare quanto vadano malignando palese-
mente e senza faccia nessuna, che per confermare quello
che era chiaro da se stesso. E nulladimeno, perché a
niuno rimanga scrupolo nessuno, addurremo ancora al-
cuni esempi d'autori antichi: Cicerone nel primo delle
Tusculane: Adeone me delirare censes, ut ista esse cre-
dam?
Il medesimo nel primo della Natura degli Dii:
Sumumos viros desipere, delirare, dementes esse dice-
bas;
e nel primo degli Ufizi: Omnique in re quid sit
veri videre et tueri decet: contraque falli, errare, labi,
decipi, tam dedecet, quam delirare et mente esse cap-
tum.
Terenzio nel Formione:
Delirat miser
Timore

Plauto nell'Epidico:
Profecto deliramus interdum senes.
Orazio nel primo libro delle Pistole:
Quicquid delirant reges, plectuntur Achivi.
Lucrezio nel terzo libro:
Claudicat ingenium, delirat linguaque mensque.
Ne' quali esempi si conoscono manifestamente tutte le
significazioni non propie ma traslate di questo verbo;
dal quale viene il participio delirans. Cicerone ne' libri
della Natura degli Dii: Exposui fere non philosophorum
judicia, sed delirantium somnia.
Plauto nell'Amfitriuolo:
Iam
Sequere sis, herum qui ludificas dictis delirantibus.

Da questo viene il nome delirium, il quale significa
principalmente il vero farnetico, come si vede non ap-
presso Cicerone, a cui non occorse favellare di questo,
ma ben appresso Cornelio Celso autore latinissimo, an-
zi forse solo tra i medici latini, e per traslazione, ogni
sciocchezza e pazzia: come fa ancora il verbale deliratio,


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