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Varchi, Benedetto

Lezioni sul Dante e prose varie


propiamente farneticare, secondo che avemo promesso
di sopra.

Che neanco i greci hanno un verbo propio
che significhi propiamente farneticare
Capo quarto.


Sebbene la lingua greca è non solamente doviziosa
di vocaboli, ma ricca, anzi ricchissima, non ha però,
per quanto sappia o creda io, un verbo propio il quale
sprima propiamente, e sì bene come noi facciamo, il
vero farneticare degli infermi. È perché i propi sono
di molte ragioni, come di sopra si è detto, e come di-
mostra apertamente il dottissimo Quintiliano nell'ot-
tavo libro delle sue utilissime Instituzioni oratorie, il
quale però non approviamo del tutto in quel capitolo
dei propi, ci devemo ricordare che noi ragioniamo
sempre di quel propio, come avemo dichiarato di so-
pra, il quale è propiamente propio, non intendendo
ora del propio dei loici, ma di quello dei grammatici.
E così intendendo, dico che i Greci significano in molti
modi farneticare, così il propio come il traslato, ma
non mai lo significano propiamente; perciocché ληρεῖν,
παραληρεῖν, παραπαίειν, παρανοεῖν, παρακόπτειν,
e se al-
tri vi sono cotali, non sono propi ma traslati, come
sanno i grammatici, se già non fussero come non so
chi, il quale non voglio nominare, che dimandato ai
giorni passati da uno di quegli che non possono inten-
dere, non che credere, che la lingua latina, non che la
greca, sia privata di cotal voce, se i Greci avevano un
verbo propio che sprimesse veramente farneticare,
rispose subitamente, che non pure i Greci ne avevano
un solo, ma molti, e così medesimamente i Latini; e


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