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Alighieri, Dante - Divina Commedia » Varchi, Benedetto Lezioni sul Dante - p. 66

Varchi, Benedetto

Lezioni sul Dante e prose varie


gliano né l'uno né l'altra in niuna di queste due cose,
né alcuno del parentado, ma s'assomigliano a uno
strano, certamente è cosa maravigliosa e strana, e,
come dice Aristotile, quasi mostro, e viene o a caso, o
da una forte immaginazione; come si racconta di Iacob
nella Bibbia, quando gittava quelle verghe sbucciate
nell'acqua; e come dicono di colei, la quale avendo un
moro dipinto in camera, partorì poi anco ella un moro:
onde chi avesse spesso d'intorno, o tenesse dipinti nella
sua camera o nani o gobbi o altre persone così fatte, non
sarebbe, dicono, gran fatto, che generasse così fatte
persone anco ella.
Ma qual maggior cosa in questi casi, che quella
che racconta Aristotile nel IX degli Animali, d'una
donna, la quale avendo pratica con un moro, generò
una figliuola bianca, e quella figliuola usando con un uo-
mo bianco, generò una figliuola ghezza? Il che potette
accadere perché, se bene quella figliuola non somigliava
il padre ne' membri secondari e steriori, lo somigliava
ne' membri principali e interiori, come di sopra s'è ve-
duto; onde quell'altra poi somigliò l'avolo materno, e
non il padre.

Problema quarto.

Se bene gli ermafroditi sono mostri, nientedimeno
a me è paruto di favellarne separatamente, a fine che
meglio e più agevolmente gli possiamo intendere. Dico
dunque, che questo nome ermafrodito è composto di
duoi nomi greci: d'Erme, che significa Mercurio, e
d'Afrodite, che vuol dire Venere, e così fu chiamato
primieramente un figliuolo di Mercurio e di Venere;
poi si chiamarono ermafroditi tutti quelli, i quali ave-
vano l'un sesso e l'altro, che i Greci chiamano andro-


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