Varchi, Benedetto
Lezioni sul Dante e prose varie
temo bene, anzi devemo, se non isperare, almeno di-
siderare, che s'ammendino quando che sia.
Che significhi hariolari ed onde sia detto
Capo sesto.
Questo nome sostantivo hariolus scritto colla spi-
razione, benché molti lo scrivono senza, significa pro-
piamente quello che noi diciamo l'indovino; e chi vuole
vedere chiaramente quello che egli significhi, legga
quello che ne scrive Donato il gran gramatico, allegato
da Roberto Stefano nel suo Tesoro e da altri: hariolus quasi
fariolus, a fatis, vel a fando; h enim pro f, et item f
pro h in multis locutionibus mutabantur. An ab ha-
lando? nam halitu solent excludere velut mortalem
animam ut divinam recipiant. Unde et vocem ejusmodi
dabant quae est oe, quod oe sonus exhalandi vim prae-
stet. E Sipontino nel suo Cornucopia lasciò scritto in
questo modo:
Est etiam hara, si Servio credimus,
avis quaedam auguralis, a qua haruspex et hariolus
sunt deducta; e poco di sotto non gli piacendo questa
timologia, ne da un'altra dicendo: hariolum
vero,
quasi fariolum? sicut hanula
quasi fanula, hoc est
parva fana appellantur, aspiratione, ut plerunque
fieri solet, pro f
litera posita. Est enim hariolus,
qui divina mente fatur quae ventura sunt. Cicerone
nel primo libro della Divinazione: Hariolorum etiam
et vatum furibundas praedictiones.
Il medesimo nel
primo libro della Natura degli Dii: haruspices, augu-
res, marioli, vates et conjectores
etc. Terenzio nel
Formione:
Interdixit hariolus.
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