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Boccaccio, Giovanni - Decameron » Varchi, Benedetto Lezioni sul Dante - p. 657

Varchi, Benedetto

Lezioni sul Dante e prose varie


famia, debbe tosto che egli può o chiamare l'avver-
sario alla pruova, o far pace, o in altri legittimi modi
purgarsi da ogni macchia o sospezione d'onore. Perché
io consiglierei che quanto più tosto si potesse si con-
chiudesse tra tutti costoro questa lodevolissima ed ono-
rata pace.
Questa è l'oppenione mia non so se veramente,
ma bene sinceramente detta; onde farò fine, scritto
che arò che come di sopra protestai di non volere pre-
giudicare a nessuno, così ora mi rimetto liberamente
in tutti coloro i quali hanno più scienza di me delle
cose dell'Etica e della Politica, o più pratica ne' ma-
neggi dell'arme e de' cavalieri; e di più offerendomi di
rispondere volentieri e rendere la ragione, per quanto
saperrò, di quanto ho detto, a chiunche per qualun-
che cagione la mi domanderà o a bocca o per iscrittura.

Opinione, e non si sa di chi, fatta in favore
dell'Abate.


In questo caso del signor Abate dico, che niuna
cosa in questo mestier di cavalleria si vede più ver-
gognosa, che la offesa senza gravissima cagione. Ver-
gognosa quando è con soperchieria; vituperosa quando
si offende uomo che non sa né pensa esser nimico, anzi
si crede amico, obbrobriosa poi quando si offenda per-
sona che o per età o per sesso o per impedimento o per
professione, o non puote o non deve risentirsi né ven-
dicarsi. Io vedo che lo avversario del signor Abate si
truova incorso in tutte queste note, dalle quali egli
viene escluso da questa professione che si fa d'onore;
vedo poi l'Abate con molta prudenza essersi risentito
nel tempo dell'offesa del modo medesimo che si sa-
rebbe risentito ogni fermo e savio gentiluomo. Gli bastò


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