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Varchi, Benedetto

Lezioni sul Dante e prose varie


e meno dell'Abate vostro parente. E perché io partirò
di corto, a voi non mancarà, volendo tirare innanzi
la pratica, a chi commettere, essendo infermo il Reve-
rendissimo Vescovo di Cortona: e se l'Abate mi rispon-
derà, che potrebbe essere, non farò cosa alcuna senza
vostra non che saputa, licenza; dicendo che non tro-
vandomi dove voi, non saprei che dirmi altro, se non
che disiderate la pace e l'onesto, e che da voi mai non
restarà. La qual cosa doverrete fare non meno con i
fatti che con le parole, se ben conosco la natura vostra:
e così vi priego e conforto. State sano.
Di Firenze agli XXII di Maggio del 1555.
Serv. di V. S.
Benedetto Varchi.

(fuori)
Al Molto Mag. e Valoroso S. suo Oss.
Il Capit. Francesco de' Medici
Nel feliciss. Esercito di S. E. Illustriss.
Molto Magn. e Valoroso Capitano Sig. mio Osser.
Io ho letto e considerato la lettera la quale vi
manda il nostro Messer Giovanni de' Rossi da Roma, e
di più i cinque capi che egli vi manda insieme colla let-
tera sopra il Discorso da me fatto. Quanto alla let-
tera io riconosco in Messer Giovanni l'amore che egli
vi porta; non mi pare già riconoscere in ella quel suo
giudizio naturale; perché, se io ho da favellare libera-
mente, come soglio e come tra noi si ricerca, niuno è
dei cinque capi, o siano fatti da mercanti o da dottori
o da soldati, degno che vi fusse mandato come cosa,
non dico rara, ma ordinaria; ed egli che per sua na-
tura e costume suole andare al bene, come diciamo, e
al buono, pare in non so che modo da se medesimo
mutato; poiché non solo non conosce quanto siano


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