BIVIO: Biblioteca Virtuale On-Line
Vergilius Maro, Publius (Pseudo) - Catalepton » Varchi, Benedetto Lezioni sul Dante - p. 792

Varchi, Benedetto

Lezioni sul Dante e prose varie



Come si considerino, ed a che servano.

Ciascuna operazione la quale è di sua natura o buona
o cattiva, diviene sempre per le circostanze o migliore
o peggiore; perché usare alcuna cortesia è per se stessa
opera lodevole, ma usarla o quando o dove o come o a
chi la merita, tanto è più lodevole. Similmente offen-
dere alcuno è cosa biasimevole per se stessa, nondimeno
chi offende come o quando o dove o perché o chi non
deve, merita molto maggior biasimo e gastigo che non
farebbe. Alcune cose si truovano le quali non sono di
lor natura né buone né cattive, ed allora il fine le fa
principalmente o cattive o buone, e dopo il fine, le cir-
costanze, e massimamente le due principali, cioè chi e
che; la prima delle quali, cioè chi, non ha scusa nessu-
na, perché, come dice Aristotile, niuno può non cono-
scere se medesimo, solo che non sia mentecatto; tutte
l'altre sette hanno scusa, cioè si può dire: io nol sapeva;
perché uno che fusse accusato d'aver morto, verbigra-
zia, il suo fratello, potrebbe rispondere: io non conobbi
che fusse mio fratello; e similmente di tutte l'altre,
come si vedrà al suo luogo; ma non può già di vero di
se medesimo dire: io non sapeva d'essere io d'essere
sacerdote, o d'essere vecchio, e così di tutte l'altre
circostanze. Delle quali favellaremo a una a una, per
quanto s'aspetta a trattarne generalmente ed in univer-
sale; per servirsene a sgravare il peccato od aggravarlo;
la qual cosa dopo le cagioni essenziali non può farsi più
efficacemente che con le circostanze.
La prima delle quali è chi, la quale non significa
in questo luogo la causa efficiente, come avemo detto,
ma le cose che si possono considerare intorno la causa
efficiente, come avemo detto; onde quando si cerca chi


pagina successiva »
 
p. 792 [II, 298]