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Biblia, Ps » Varchi, Benedetto Lezioni sul Dante - p. 797

Varchi, Benedetto

Lezioni sul Dante e prose varie


per lo non essere la lingua latina così atta a cotali bas-
sezze e modi di favellare come la greca; oltra che egli
studiosamente s'alzò in alcuni luoghi, rispetto alla gra-
vità romana ed alle materie ed allegorie, le quali in
Teocrito non si truovano, essendo tutto puro, tutto
semplice ed insomma tutto pastorale. E come i poeti
eroici scrivendo le cose alte degnamente non dicono
scrivere ma cantare, come si vede in Vergilio ed in
Dante, così gli umili non dicono scrivere, ma ludere,
cioè, dire e scrivere cose leggieri quasi scherzando; onde
Vergilio nella Zanzara:
Lusimus, Octavi, gracili modulante Thalia;
e quello che dissegracili Thalia, cioè con piccola
Musa ed in istile basso, nella Buccolica disse:
Sylvestrem tenui Musam meditaris avena;
e poco di sotto:
Ludere quae vellem calamo permisit agresti:
e nell'egloga Sileno disse al proposito medesimo:
Pastorem, Tityre, pingues
Pascere oportet oves, deductum dicere carmen.

Collo stile mezzano, il quale or soave, ora eguale ed
ora temperato ed ora altramente si chiama, si scri-
vono le cose mezzane, soavi, eguali e temperate, che
non siano né del tutto alte e grandi, né del tutto basse
e picciole. E con questo scrisse Vergilio la Georgica ad
imitazione d'Esiodo, il quale molto si lasciò indietro.
È ben da notare che tutti e tre questi stili si divi-
dono anch'essi in tre parti, in alto, più alto e meno
alto, e così degli altri due, secondo che ricercano le ma-
terie; e per lo più si ritruovano tutti e tre questi stili
in tutti i componimenti; perciocché si vanno mesco-
lando secondo che sono le cose delle quali si scrive; ol-
tra che si debbe fuggire sempre la sazietà sopra ogni
cosa, e niuna cosa è tanto bella, che continovamente


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