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Biblia, Gn » Varchi, Benedetto Lezioni sul Dante - p. 821

Varchi, Benedetto

Lezioni sul Dante e prose varie


altramente gli oratori, altramente i filosofi; e questi ar-
tefici stessi altramente scrivono una materia, ed altra-
mente un'altra, per non dir nulla che altramente scri-
vono ancora in una medesima lingua quegli d'un paese,
e altramente quegli d'un altro; come si vede in Galeno,
il quale scrisse all'asiatica, cioè lungamente, per non
dire parola peggiore. Ben è vero che tutti gli stili si ri-
ducono generalmente a tre, alto, mezzano e basso. Ma
perché questo capo si deve considerare piuttosto ne' poeti
che ne' filosofi, e perché n'avemo favellato bastevol-
monte ne' Tre Stili, non ne diremo ora più lungamente.

Qual deve essere il precettore
Capo sedicesimo


Questo capo XVI il quale giudicaranno molti di
soverchio, pare a me necessarissimo, anzi oserei di
dire che la maggior cagione che i discepoli per lo più
non apparino, o con lunghissimo tempo e fatica, sono
maestri. E, per dirlo brevemente, le parti che vuole
avere uno che abbia ad insegnare sono tre, sapere,
volere e potere; le quali si accozzano tanto di rado
tutte e tre insieme, che non è meraviglia, che molti
abbandonino le lettere, e molti l'abbiano in odio, e di
quei pochi i quali o per loro giudizio o per loro fortuna
le seguitano, pochissimi si conducano e ne e colgano
quel frutto lo quale elle nel vero hanno; e servano a
cui arriva a chi da Dio è dato. Ma perché in tutte le
scienze non si ricerca la medesima dottrina e diligenza,
però si deve ne' principii dell'opere dichiarare come si
hanno a insegnare; come fece non solo Triboniano
nelle sue Instituzioni, ma ancora alcuna volta Aristotile.


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