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Petrarca, Francesco - Triumphi » Varchi, Benedetto Lezioni sul Dante - p. 822

Varchi, Benedetto

Lezioni sul Dante e prose varie



Chente si ricerca che sia l'uditore.
Capo diciasettesimo ed ultimo.


Non sia alcuno il quale si faccia a credere che tutti
gli uomini e tutte l'età siano atte ad imparare tutte le
cose; perciocché alcuni per difetto di complessione, al-
cuni per lo non avere Loica, alcuni per essere male u-
sati, ed alcuni altri per altre cagioni, non sono capevoli
delle lettere, e massimamente della Filosofia; ed Ari-
stotile diceva che un giovane non era uditore idoneo
delle Morali, perché si lascia vincere dalle passioni, ed
è troppo signoreggiato dagli affetti: e soggiunge anco:
un vecchio è giovane se non sa o non può essere pa-
drone di se medesimo; ed un fanciullo, dice altrove,
può bene apparare le Matematiche, ma non già la Filo-
sofia naturale. E la cagione è perché le Matematiche
s'imparano intendendo i termini solamente, ma nelle
Naturali bisogna avere alcuna pratica del mondo e spe-
rienza delle cose, la quale ordinariamente ne' fanciulli
non si truova. E per questo riprendeva ancora il Filo-
sofo nell'Etica quelli uditori che non si contentavano
delle ragioni probabili; i quali facevano il medesimo er-
rore che coloro che nelle Matematiche si contentano del
probabile. E quanti sono coloro, dice egli altrove, che
non sanno quali cose siano chiare per loro stesse, di
maniera che non si possano provare, e quali sieno dub-
bie? Coloro che ricercano la dimostrazione in tutte le
cose non sono nati a filosofare.
Ma le cose che si trattano in questi XVII capi
non possono bene intendersi se non con gli esempi
in una qualche scienza o arte particolare. E però, riser-
bandoci a' luoghi propi, faremo qui fine.


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