Varchi, Benedetto
Lezioni sul Dante e prose varie
Discorso
dove si tratta
se coloro che scrivono in alcuna lingua
debbono scrivere in quel medesimo modo
che in essa lingua si favella
a
messer Lelio Bonsi.
Egli non è dubbio che quegli i quali vogliono
scrivere in qualunche lingua si sia, debbono cavare e le
parole e le forme ovvero i modi del favellare per lo più,
anzi quasi sempre, da coloro i quali quella lingua fa-
vellano nella quale essi scrivere vogliono. Ma bisogna
avvertire che coloro i quali favellano alcuna lingua, sono
di due maniere, perciocché in ogni lingua sono alcuni
i quali senza sapere che si facciano o che si dicano fa-
vellano, come è la plebe e molti che plebe non sono;
alcuni altri vi si truovano i quali favellano con alcuna
regola e intelligenza, come sono quelli che hanno o più
giudizio o più sperienza, o sono letterati, cioè hanno
cognizione d'alcuna altra lingua diversa da quella che
essi favellano. L'uso del favellare dei primi non si può
chiamare veramente uso, ma abuso e corruzione. Il fa-
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