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Varchi, Benedetto

Lezioni sul Dante e prose varie


rebbero: oltra che non se ne caverebbe per ventura quel
frutto che io vo cercando che se ne tragga, per non dir
nulla che, secondo che a me pare, altramente si debbe
interpetrare per gli studi tra' filosofi nelle scuole, e al-
tramente leggere nell'Accademia in Firenze; e tanto più
ora che 'l virtuosissimo e sempre felicissimo duca signor
nostro, non contento d'essere stato il primo fra' prin-
cipi, il quale abbia non solamente con giudizio cono-
sciuta, ma, quello che è più, con favore ancora e con
liberalità accresciuta e innalzata la sua e nostra lingua
materna, ha con infinita utilità di noi e lode immortale
di S. E. operato in guisa, quando altri meno il crede-
va, che chiunche vuole può agiatissimamente udire in
Pisa da uomini eccellentissimi tutte le scienze in tutte
le lingue. Onde io per me sono fermo di non arrecare
in questo luogo, se non i capi principali delle cose, e
quelli risoluti e (come volgarmente si dice) smaltiti,
per quanto però si stenderanno le forze mie, le quali
quanto più le conosco essere e poche e inferme, tanto mi
sforzarò maggiormente, che dove mancano l'ingegno
mio e il giudizio, quivi sopperiscano l'industria e la di-
ligenza, e dove la dottrina non aggiunge, arrivi lo stu-
dio. Ma per cominciare a mantenere co' fatti quello che
io ho promesso colle parole, verrò alla seconda parte.

Delle molte e varie oppenioni degli antichi
intorno alla quidità e essenza dell'anima.
Parte Seconda.


Prima che io entri nella seconda parte, e vi rac-
conti le molte e varie oppenioni degli antichi intorno
alla quidità e essenza, ovvero natura e sostanza dell'ani-
ma, non mi pare fuori di proposito dirvi, come Aristo-


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