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Aristoteles - De divinatione per somnum » Varchi, Benedetto Lezioni sul Dante - p. 106

Varchi, Benedetto

Lezioni sul Dante e prose varie


alcuno mezzo; onde benché l'uomo sia composto d'atto
e di potenza, ovvero di forma che è l'atto, e di ma-
teria che è la potenza, non è però né si può chiamare
due cose, ma una sola, la quale risulta di quelle due,
cioè dell'anima che è la forma, e del corpo che è la
materia; e risulta tanto perfettamente e unitamente,
che niuna cosa è più una in sé stessa e più unita e per-
fetta che tutto il composto insieme; e per questo di-
ceva il Filosofo, che gli affetti ovvero passioni non erano
né dell'anima sola, né del corpo solo, ma di tutto il
composto, cioè dell'uno e dell'altro insieme: onde tanto
è a dire (diceva egli nel primo dell'Anima) che l'ani-
ma si dolga o si rallegri, quanto a dire che ella fili o
che ella tessa. E se bene in tutte le lingue s'usano si-
mili modi di favellare, attribuendo l'operazioni ora
all'anima sola, come quando il Petrarca disse:
Alma che fai, che pensi, ec.
e Dante:
O mente, che scrivesti ciò ch'io vidi;
e ora al corpo solo, come da:
Piè miei, vostra ragion là non si stende,
sono nondimeno impropi questi parlari, e più secondo
l'uso che secondo la verità. Ma per tornare all'unità
del composto, niuno, ch'io creda, dimanderà mai per-
ché una palla di legno o di qualunche altra materia,
sia una cosa sola, essendovi la forma, cioè la tondez-
za, e la materia, cioè il legno, che sono due cose,
perciocché (come s'è detto di sopra) l'atto e la po-
tenza, ovvero la forma e la materia, non hanno bi-
sogno di mezzo a unirsi e congiungersi insieme; onde
la tondezza che è la forma ovvero l'atto, s'unisce col
legno che è la potenza e la materia, ovvero il subbietto,
senza mezzo nessuno; e così nell'uomo e in tutti gli
altri composti. E di questo non poteva rendere la ca-


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