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Vergilius Maro, Publius (Pseudo) - Catalepton » Varchi, Benedetto Lezioni sul Dante - p. 148

Varchi, Benedetto

Lezioni sul Dante e prose varie


sommo bene, che è la prima intelligenza, e poi per imi-
tare la virtù, e agguagliarsi quanto possono alla bontà
di lei, rivolgono l'amore loro verso le cose di quaggiù:
il quale è tanto maggiore e più perfetto di tutti gli al-
tri amori detti insino a qui, quanto essi sono maggiori
e più perfetti degli altri corpi.

L'anime de' cieli
Grado Nono.


Infino a qui in tutti gli otto gradi passati s'è fa-
vellato sempre di corpi o di cose corporee, le quali sono
composte necessariamente di materia e di forma, ancora
che la materia de' corpi celesti non sia della medesima
ragione che quella de' corpi sensibili e terreni: ma ora
salendo al nono grado, avemo a trattare di forme sem-
plici, astratte e separate da ogni materia, non solamente
intelligibile, come le Matematiche, le quali tutto che
si possano immaginare, non però possono essere senza
materia sensibile. E queste si chiamano comunemente
intelligenze; le quali sono di due ragioni, celesti, e so-
praccelesti. Delle celesti s'aspetta a favellare a due ar-
tefici: perché il provare che elle sono, non cadendo el-
leno sotto il senso, è ufizio del filosofo naturale, il che
egli fa mediante il moto; ma il dichiarare quello che
elle sono, s'appartiene al filosofo soprannaturale ovvero
divino, cioè al metafisico. Delle sopraccelesti tratta il
teologo. E per ciò noi, lasciate le sopraccelesti, che sono
propie della santissima teologia, tratteremo delle cele-
sti, secondo la filosofia peripatetica, non ci parendo
che si debba, quando bene si potesse, mescolare l'una
coll'altra; essendo la teologia inspirata da Dio, e la fi-
losofia trovata dagli uomini.


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