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Origenes - In Evangelium Johannis » Varchi, Benedetto Lezioni sul Dante - p. 159

Varchi, Benedetto

Lezioni sul Dante e prose varie


beni largisce la sua virtù a tutte le cose, ma non tutte
sono capaci di riceverla a un modo medesimo, ma chi
più, e chi meno. Non è già cosa alcuna né sì bassa né
sì vile che non sia partefice della sua grazia, quanto ella
ne può capere. Onde Arato cominciò il principio delle
sue opere, e lo
cantor de' bucolici carmi
scrisse:
Ab Iove principium, Musae: Iovis omnia plena.
E questo volle significare Dante, come dichiarammo
altra volta, in quel principio altissimo e veramente
degno del Paradiso:
La gloria di Colui, che tutto muove,
Per l'universo penetra, e risplende
In una parte più, e meno altrove, ec.


Se Dio provvede, e in che modo
Capo Quarto.


La cagione che fa che molti s'ingannino nell'in-
tendere le cose soprannaturali e divine è, che eglino le
giudicano secondo l'intelletto umano, il quale essendo
in potenza, è con imperfezione. Onde dipendendo cia-
scuna sua cognizione da' fantasmi, e i fantasmi da' sen-
si, nolle può, essendo elleno libere da ogni materia, in-
tendere perfettamente. E quello che l'intelletto com-
prende delle cose immortali, non può sprimere lingua
umana con parole mortali. Il perché è necessario usare
molte volte ora metafore, e ora modi impropri di fa-
vellare. Ecco egli si dice che Dio prevede tutte le cose:
prevedere significa vedere innanzi: Dio, essendo tutte le
cose in lui, anzi essendo egli tutte le cose, ed essendo fuori
e sopra il tempo, le vede tutte insieme a un tratto, in un


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