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Varchi, Benedetto

Lezioni sul Dante e prose varie


volentieri concedutile. E questo perché? Non per altro
certamente, ingegnosissimi accademici, se non perché
ne seguissero quelli effetti, ne risultassero quelle utilità,
e quegli onori e comodità ne nascessero, che poco fa si
sono raccontate. O innata bontà di liberalissimo prin-
cipe! O liberalità inudita di clementissimo signore! O
ineffabile clemenza di padrone amorevolissimo! O duca
veramente duce, norma ed esempio di tutt'i principi,
di tutt'i signori, di tutt'i padroni! S'io avessi degne
parole da commendarti, mai sazia non se ne vedrebbe
la lingua mia. Ma perché io non l'ho, torno a dire, che
se questo infin qui non si vede esserne riuscito, anzi
piuttosto il contrario,

Nostra è di ciò la colpa, e nostro il danno:

perciocché noi stessi, noi stessi dico, ce ne semo stati
cagione, e noi stessi meritamente lo ci pianghiamo: i
quali mossi, non so se da poca prudenza o da troppa
ambizione (per non usare peggiori vocaboli), avemo e
detto e fatto molte di quelle cose, le quali mai non de-
vevamo né dire né fare, se non per altro, almeno per
non parere o del tutto ignoranti, non conoscendo così
alto beneficio, o affatto ingrati, non lo rimunerando
in quel picciol modo che potevamo.
Ma lasciando ora le doglienze dall'un de' lati giuste
sì, ma vane, e ritornando là onde partimmo, non de-
vemo né maravigliarci né sgomentarci, se piccioli in-
fino ad ora sono stati di questa nostra, quasi repubblica
di lettere e di giovani studiosi, i progressi: né se ne sono
veduti ancora, non che colti que' fiori, per non dir frutti,
che si sperava, e che pareva ragionevole che se ne do-
vessero e vedere e cogliere. Perciocché (oltraché la Na-
tura comincia sempre dalle cose più picciole e meno
perfette, e procede verso le più grandi e più perfette)
tutte quelle cose che nascono e crescono prestamente,


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