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Prose » Varchi, Benedetto Lezioni sul Dante - p. 192

Varchi, Benedetto

Lezioni sul Dante e prose varie


sono dissimili e diseguali, cioè o più o meno perfette.
Quanto alle parole, prima come grammatici diremo:
la gloria, cioè, secondo alcuni, l'opera gloriosa e de-
gna di lode; di colui, di quegli; che, il quale; muove
tutto, muove tutte le cose, è questi è Dio; penetra,
entra bene addentro e trapassa; e risplende, e riluce,
cioè appare manifestamente; per l'universo, per tutto
il mondo; più in una parte, come verbigrazia nel cie-
lo; e meno altrove, cioè in un'altra parte, come ver-
bigrazia nel mondo, benché si deve intendere general-
mente in tutte le cose, come s'è detto. la gloria non
è altro che una comune fama dei buoni, cioè esser lo-
dato comunemente dagli uomini buoni, e sempre dove
è gloria è fama, ma non già per lo contrario; e sempre
la gloria è di cose lodevoli, ma non già la fama, la quale
può essere e buona e cattiva, benché questa si dover-
rebbe chiamare propiamente infamia; in questo luogo
si pone la forma invece della materia, cioè gloria in
luogo d'opera gloriosa, benché a me piacerebbe più
sporre: la gloria, cioè la bontà ovvero potenza, ovvero
amore, ovvero provvidenza di Dio, o se altro vocabolo
si può truovare maggiore di questi. per l'universo:
questo nome è propio toscano, conciosiaché i buoni
autor latini non l'usassero mai in sostantivo, e signi-
fica tutto l'aggregato del cielo e della terra insieme,
ed in somma tutte le cose. Usollo il Petrarca nella
canzone:
Spirto gentil che quelle membra reggi,
quando nella terza stanza disse:
E i sassi dove fur chiuse le membra
Di tai che non saranno senza fama,
Se l'universo pria non si dissolve;

e nel capitolo primo della Morte:
Come piace al Signor che in cielo stassi,


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