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Varchi, Benedetto

Lezioni sul Dante e prose varie


dezza di lui nei suoi ventricoli diventano spiriti animali,
e di questi variamente temperati si servono le virtù in-
teriori; e così per avventura si potrebbe concordare
Aristotile e Galeno, che vuole che queste tali virtù siano
nel cervello e non nel cuore, o almeno rispondere alle
ragioni ed esempi allegati da lui di quegli che offesa la
parte di dietro del cervello, o quella dinanzi o del mez-
zo, perdevano l'uso delle potenze di quei luoghi. Ma
tempo è omai di venire alla seconda divisione dell'ani-
ma razionale.

Divisione dell'anima razionale.

Tutte le quattro virtù e potenze interiori raccon-
tate di sopra, sebbene non sono corpo, sono però virtù
nel corpo, e però sono mortali, perché ogni virtù che
è in alcun corpo si genera e corrompe, secondo la ge-
nerazione e corruzione d'esso corpo; ma l'anima razio-
nale, favellando dell'umana, non è né corpo né virtù
che sia in corpo o abbia bisogno di strumento corporale
se non per accidente; onde non si stendendo secondo
la stensione del corpo, è senza dubbio immateriale e
per conseguente immortale, dico ancora secondo Ari-
stotile. Ora dividendo questa anima razionale umana in
sé stessa, cioè nelle sue potenze, dico che ella è com-
posta, o, per dir più propiamente, si divide in due parti
o più tosto potenze e virtù, e queste sono: l'intelletto
possibile e l'intelletto agente. L'intelletto possibile che
Aristotile chiama alcuna volta materiale, non perché
sia così, essendo immisto e separato per sé da ogni ma-
teria, ma lo chiama con tal nome perché, come la ma-
teria prima, può ricevere di sua natura tutte le forme
sensibili, ed a tutte è in potenza, così questo intelletto
può ricevere tutte le cose intelligibili ed a tutte è in po-


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