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Pietro d'Abano - In Problemata » Varchi, Benedetto Lezioni sul Dante - p. 220

Varchi, Benedetto

Lezioni sul Dante e prose varie


tri, gli avanzava tutti quanti così nella cognizione delle
scienze come nella sincerità de' costumi. Ed io ho con-
fessato più volte ed altrove ed in su questa cattedra me-
desima, e sempre in tutti i luoghi confessarò non meno
liberamente che con verità, che quel poco che io so nelle
cose della Filosofia, m'è venuto quasi tutto o dalla bocca
di lui o sì veramente dagli scritti. A questi danni, co-
me se fussero stati o pochi o piccioli, s'aggiugneva, che
il prudentissimo e liberalissimo principe e padrone no-
stro, il cui lodevolissimo e veramente regale proponi-
mento pare a me che sia di voler ragunare tutte l'ec-
cellenze di tutti i luoghi in qualsivoglia o arte o scien-
za, e farne non meno per benefizio e commodo de' suoi
popoli, che a sempiterno onore e gloria di lui, quasi un
perpetuo tempio per tutto lo Stato ed Imperio suo, ave-
va in animo anzi di già trattava per i suoi ministri fi-
datissimi di condurlo con grandissime ed orrevolissime
condizioni nello Studio di Pisa, dove io aveva pensato
di volermi senza fallo trasferire, con isperanza, anzi cer-
tissimo, d'avere a trarre non minor frutto della dottri-
na sua che piacere della conversazione. Ma o vani pen-
sieri, o fallaci speranze nostre!
O nostra vita, ch'è sì bella in vista,
Com' perde agevolmente in un mattino
Quel che 'n molt'anni a gran pena s'acquista!

Ma che faccio io? Dove mi trasporta il dolore? Questa
non è la dottrina tua, questi i tuoi ricordi non sono, né
sono gli ammaestramenti tuoi questi, né i consigli che tu
mi davi. Ed ora mi sovviene quando tu, anima veramen-
te buona, anima veramente amorevole, consolandomi
amichevolissimamente nella sventurosissima morte di
quel poverello di mio nipote, mi provasti con tante
e sì efficaci ragioni che tutte le cose dove alcuno riparo
non era, ed a cui, venendo da Dio, non poteva contra-


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