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Prose » Varchi, Benedetto L'Hercolano - p. 763 » Gregorius Nazianzenus - Orationes » Varchi, Benedetto Lezioni sul Dante - p. 231

Varchi, Benedetto

Lezioni sul Dante e prose varie


pronunziano nell'ultima sillaba col suono non del no-
stro s, ma della ξ greca, come si dice rosa ed amorosa
ed infiniti altri, non però devemo pronunziare rimaso
in quel medesimo modo, ma col suon propio dell's la-
tino, né ci deve dar noia la rima ovvero consonanza,
perciocché sono di due sorte rime, una propia e l'al-
tra impropia, come è questa; e nel Trionfo del Tempo
fece che orzo rimò a sforzo ed a divorzo, che senza al-
cun dubbio sono elementi diversi. E questo insieme con
altri avvertimenti quasi infiniti, dichiarati da noi in
altri luoghi, non avvertì Neri Dortelata da Firenze, il
quale chi si fusse non so di certo, né lo cerco, essen-
dosi egli scambiato nome per non esser conosciuto; so
bene che egli, chiunche fu, non sapeva a giudizio mio
né la pronunzia né la lingua fiorentina e, cavatene al-
cune cose o tolte dagli altrui libri o udite dall'altrui
bocche, e per avventura non bene intese, giudico che
abbia fatto il contrario di quello che forse voleva e certo
deveva fare; ed
Io parlo per ver dire,
Non per odio d'altrui né per disprezzo,

offerendomi prestissimo a chiunche vorrà di mostrar-
gli, oltra l'altre cose, che niuno di quegli accenti è ben
segnato né posto nel luogo suo, se non se alcuno a sorte
e per disgrazia, come avviene in tutte le cose: e così
volendo insegnare noi ai forestieri senz'altra o dottrina
o ragione che d'esser nati in Firenze, mostriamo di
saperne manco di quegli che son nati a Bergamo; onde
essi hanno altrettanta compassione di noi veramente,
che noi mostriamo avere di loro forse senza verità; ma
altrove parleremo più lungamente di questo.


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