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Rime » Ripa, Cesare Iconologia - p. 201 » Averroes - De substantia orbis » Varchi, Benedetto Lezioni sul Dante - p. 235

Varchi, Benedetto

Lezioni sul Dante e prose varie


O divina virtù, se mi ti presti
Tanto che l'ombra del beato regno
Segnata nel mio capo manifesti.

Specifica il poeta in questo terzetto la sua doman-
da, cioè propone particolarmente ed in ispezie quello
che egli aveva chiesto di sopra universalmente ed in
genere, cioè che Apollo se gli conceda tanto quanto
possa sprimere colle parole quello che egli aveva rac-
chiuso nella sua mente del Paradiso; onde dice: o
virtù divina, o Apollo santo, e lo chiama virtù divina,
o perché il furore poetico è divino, come dicemmo di
sopra, o perché sebbene invoca colle parole Apollo
come poeta, intende però colla mente Dio come Cri-
stiano; e però disse forse di sopra buono, come altrove
volendo intendere di Cristo, lo chiamò Giove, ma gli
aggiunse sommo, a differenza di Giove dei Gentili:
E se licito m'è, o sommo Giove,
Che fusti in terra per noi crocifisso,
Son gli occhi giusti tuoi rivolti altrove?

Ed il Petrarca per la medesima cagione gli dette l'epi-
teto d'eterno quando disse:
se l'eterno Giove
Della sua grazia sopra me non piove.

se mi ti presti, se tu presti e concedi a tempo, ché que-
sto significa prestare te stesso a me; onde il Petrarca:
E presta a' miei sospir sì largo volo;
e perché non si dica ti e mi se non negli affissi, ché
così si chiamano nella lingua ebrea i verbi ed i relativi
giunti insieme, avemo dichiarato altrove. tanto che
manifesti, tanto ch'io possa sprimere; l'ombra: disse
l'ombra, o perché tutto quello che l'uomo può vivendo
conoscere di Dio è veramente una ombra, ed a gran-
dissima pena ancora, ovvero chiamò ombra quello che


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