BIVIO: Biblioteca Virtuale On-Line
Biblia, Gn » Varchi, Benedetto Lezioni sul Dante - p. 27

Varchi, Benedetto

Lezioni sul Dante e prose varie



Capo Terzo.

Il parto (come ognuno sa) si genera nella matri-
ce, la quale noi chiamiamo molte volte ventre; come
fecero ancora i Latini; avvenga che ventre significhi
propiamente quello che noi chiamammo di sopra ven-
tricolo, dove si fa la prima digestione. Ha la matrice
(secondo che racconta Averrois) una virtù propia e
particolare dalla sua forma specifica, ovvero da tutta
la spezie, e questa è di tirare a sé naturalmente lo
sperma e seme dell'uomo: e dicono, che ella manda
fuori e versa il seme suo propio per tirare a sé quello
dell'uomo, benché alcuni dicono altramente; anzi non
solamente rimanda fuori (dicono) il seme propio, ma
ancora quello dell'uomo, poi che se n'è servita: ed è
essa tanto ghiotta e tanto ingorda dello sperma virile,
o più tosto la Natura tanto accorta e tanto sollecita della
generazione, che ricevuto dentro il seme, si chiude su-
bito e in tal guisa, che (secondo affermano) non vi
potrebbe entrare né ancora una punta d'ago; benché
questo non accade ugualmente in tutte, né talmente,
che non s'apra poi e riceva di nuovo lo sperma; onde
si fa spesse volte quello che i Latini chiamano super-
foetatio
e superfoetare, e noi potremo forse dire, non
avendo altro, ringravidamento e ringravidare, o pre-
gnezza sopra pregnezza: e così giova la matrice al
parto, come il luogo al locato. Come si formi, ora, il
parto, è difficil cosa. Dicono alcuni, che giunto il seme
del maschio nella matrice, egli per la virtù sua atti-
va, tira a sé la più pura parte del mestruo della don-
na, e ne forma il parto o embrione, il quale da princi-
pio è come latte, ovvero burro, poi come sangue, poi,
come una cosa coagulata e rappresa, diventa quasi come


pagina successiva »
 
p. 27 [I, 27]