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Herodotus - Historiae » Aristoteles - Metaphysica » Varchi, Benedetto Lezioni sul Dante - p. 241

Varchi, Benedetto

Lezioni sul Dante e prose varie


pio, anzi in sull'altare stesso d'Apollo Delfico, cioè che
s'adora in Delfi; quando alcun di sé asseta: asseta è
un verbo composto, come molti altri, dal poeta mede-
simo, ed alcuni lo pigliano attivamente, cioè rende as-
setato e desideroso, ed allora la fronda peneia sarà il no-
minativo ed alcun l'accusativo. Puossi pigliare ancora
asseta neutralmente, cioè è sitibondo e desideroso, ed
allora alcun sarà il nominativo; di sé, di lei fronda, e
questo pronome sé sta più propiamente se asseta si pi-
glia in significazione attiva, come si vede là in Terenzio:
Ne deseras se.
Poca favilla gran fiamma seconda:
Forse di retro a me con miglior voci
Si pregherrà perché Cirra risponda.

È cosa maravigliosa a pensare quanto sia grande
la differenza da dire una cosa medesima in un modo, a
dirla in un altro, ed in questo sono diversi i poeti gran-
dissimamente da tutti gli altri scrittori. Non voleva dir
Dante in questo luogo se non quella sentenza latina, ma
tanto volgata, che ancora quegli che non sono Latini né
sanno lettere la intendono: facile est inventis addere;
volendo dire che dopo lui, mediante l'esempio suo, ver-
rebbero di quegli che sarebbero migliori poeti. Consi-
deriamo ora un poco con che metafore, con che paro-
le, con che modi di favellare, e brevemente, con quanta
gravità e leggiadria insieme dica questa sentenza questo
poeta veramente divino; pigliando una similitudine dal
fuoco, dove ogni favilla, quantunche picciola, è atta ad
accendere agevolissimamente qualunche fuoco quantun-
che grande. Dice dunque, gran fiamma seconda, cioè va
dietro e seguita; poca favilla, cioè picciola. Ed ancora
il Petrarca disse:


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