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Aristoteles - De divinatione per somnum » Varchi, Benedetto Lezioni sul Dante - p. 261

Varchi, Benedetto

Lezioni sul Dante e prose varie


tunche picciola; e rispondeva come fanno i teologi alla
ragione che allega Aristotile nella Metafisica, non vo-
lendo che Dio curasse dalla luna in giù, perché egli
diventerebbe vile, essendo molte cose le quali è me-
glio non sapere a lui che saperle. Ma questa è mate-
ria da trattarne più pensatamente e con maggiore agio:
baste a voi di sapere, sì come a me, cioè che Dante
favellò secondo i teologi e la Fede, i quali non possono
errare. a' mortali: sebbene tutte le cose di sotto la
luna sono mortali, eccettuato però sempre l'intelletto
umano, gli uomini nondimeno per una così fatta ec-
cellenza si chiamano sostantivamente mortali; onde il
Petrarca nel Trionfo della Divinità esclamò:
O veramente sordi, ignudi e frali,
Poveri d'argomento e di consiglio,
Egri del tutto e miseri mortali!

E benché il sole nasca a produrre tutte le cose in be-
nefizio comune di tutti gli animali, tuttavia Dante l'at-
tribuì solamente agli uomini, o per potersene servire
all'allegoria, o perché l'uomo è nobilissimo e perfet-
tissimo di tutti quanti; onde non solamente secondo il
Profeta che disse: Omnia subjecisti sub pedibus ejus,
ma ancora secondo Aristotile, anzi secondo la Natura
stessa, tutte le cose mondane sono fatte per lui; con-
ciosiaché naturalmente sempre le cose meno perfette
sono fatte per le più perfette. per diverse foci: questa
parola foce presa dal latino significa propiamente quello
che essi chiamano ostium, e noi, seguitando non la
voce ma la significazione, diciamo la bocca de' fiumi.
Dante in quello non meno dotto ed ornato che com-
passionevole ed oltra ogni credere affettuoso Canto del
conte Ugolino:
Muovasi la Capraia e la Gorgona,
E faccian siepe ad Arno in su la foce,


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