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Aristoteles - De iuventute et senectute » Varchi, Benedetto Lezioni sul Dante - p. 287

Varchi, Benedetto

Lezioni sul Dante e prose varie

Mittier ab rebus summo de cortice earum,
Quae quasi membranae vel cortex nominitanda 'st;
Quod speciem ac formam similem gerit ejus imago,
Quoiuscunque cluet de corpore fusa vagari.

E queste forme ovvero spezie sono spiritali, cioè non
hanno corpo, ancora che Lucrezio credesse altramente,
e però non si vedeno nel mezzo, cioè nell'aria, la quale
è quella che le porta e conduce agli occhi; onde se si
desse il voto, cioè se non fusse aria tra il senso e il sen-
sibile, cioè tra il mio occhio e quel muro, non si fa-
rebbe la visione, cioè non potrei vederlo; il che è ap-
punto il rovescio di quello che credeva Democrito,
conciosiaché se non fusse l'aria, non sarebbe chi por-
tasse le spezie visibili all'occhio; onde si vede manife-
stamente che a voler fare la visione, cioè a voler vede-
re, si ricercano parecchi cose le quali furono dichiarate
da noi lungamente nella Lezione dei Sensi in univer-
sale, e però non diremo qui altro, se non che da tutti i
punti di tutte le cose visibili si partono e multiplica-
no infiniti razzi i quali terminano in diverse parti del
mezzo, e questi sono quegli che rappresentano il visi-
bile, mediante la immagine e similitudine sua, e cia-
scuna veduta si fa in guisa di piramide; onde devemo
immaginare un triangolo la cui basa è la cosa veduta e
l'angolo termina nell'occhio di colui che vede, e così
si rappresenta agli occhi nostri qualunche immagine
di qualunche cosa, e questa cotale immagine o simula-
cro si chiama da' prospettivi raggio visuale. Non è adun-
que altro raggio visuale, per replicarlo una altra volta
a maggiore chiarezza, che quello che i filosofi chiama-
no spezie ovvero forma, cioè il simulacro e la immagi-
ne d'alcuna cosa, che partendosi da essa cosa e multi-
plicandosi nel mezzo, perviene infino all'occhio, in quel-
la guisa che avemo detto di sopra; e perché ciascuna


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