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Petrarca, Francesco - Rime sparse » Varchi, Benedetto Lezioni sul Dante - p. 34

Varchi, Benedetto

Lezioni sul Dante e prose varie


rito affatto e fortificato, vive. Ma perché questa mate-
ria è non meno lunga che dubbiosa, e il tempo passa,
passaremo all'ultimo capo.

Capo Quinto e ultimo.

La cagione della generazione dell'uomo è primie-
ramente come tutte l'altre, cioè per introdurre la forma
nella materia, il che è il fine propinquo di tutte le ge-
nerazioni: secondariamente possiamo dire, che si generi
per conservazione della spezie, e così per compimento
e perfezione dell'universo, parlando però filosoficamen-
te, e non secondo i teologi cristiani; e brevemente, il
fine d'ogni generazione secondo i filosofi è l'introdu-
zione della forma nella materia, e il fine del generato
contemplare le sostanze astratte, e copulare l'intelletto
possibile coll'agente.

Fornito questo ragionamento e discorso in quel
modo che s'è potuto rispetto alla brevità del tempo, e
alla difficultà e lunghezza della materia, verrò con buo-
na licenza vostra, graziosissimi uditori, alla dichiara-
zione del testo; dove ciascuno potrà per sé stesso cono-
scere agevolissimamente quale fosse l'artifizio e quanta
la dottrina di questo poeta veramente divino. E per in-
telligenza più chiara di tutto il presente capitolo, de-
vemo sapere, come Dante avendo di sopra nel canto
vigesimo terzo, dove nel sesto giro si purgano i golosi,
veduto la strema magrezza di quelle ombre, molto forte
s'era maravigliato seco medesimo, e dubitava nel suo
cuore, come ciò potesse essere; sappiendo egli, e co-
me fisico e come medico, che dove non è bisogno di
cibo e di nutrimento, quivi non può essere magrezza;
e come disideroso d'apparare, e di saperne la verità, la


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