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Varchi, Benedetto

Lezioni sul Dante e prose varie


per più cagioni; drizzò gli occhi, volse, come hanno
alcuni testi, ed affisò le luci; ver me, verso me, come
il Petrarca:
Ver me volgendo quelle luci sante,
con quel sembiante, in quella guisa, e come noi diremmo
volgarmente, con quel garbo, ovvero piglio; che, col
quale, o ancora, il quale; madre fa, cioè guarda e di-
rizza gli occhi; sopra figliuol deliro, cioè che sia fuori
del cervello e del solco diritto; perché delirare non si-
gnifica altro in latino, se non uscire della lira, cioè del
solco, per traslazione da' bifolchi; onde quello che noi
diciamo farneticare ed i Lombardi civariare, si dice
dai Latini con due parole, loqui deliria ovvero aliena,
cioè cose fuori di proposito; il qual vizio chiamano i
Toscani non solamente farnetico, ma ancora con nome
greco come i Latini frenesia; onde il Petrarca disse:
Ch'io son entrato in simil frenesia,
E con duro pensier teco vaneggio.

Né poteva Dante usare somiglianza più appropiata, per-
ciocché in cotale atto si vede non meno pietà che dolore;
e come alla madre incresce e duole della pazzia del fi-
gliuolo, così duole ed incresce a Beatrice della pazzia
di quegli i quali, levatisi per la contemplazione a Dio,
giudicano ancora come se fusseno in terra. Usò ancora
il Petrarca una volta questa voce delira per istolta ed
irragionevole, quando disse in Verdi panni ec.:
che del cor mi rade
Ogni delira impresa, ed ogni sdegno
Fa 'l veder lei soave.

E cominciò: le cose tutte quante
Hann'ordine tra loro; e questo è forma
Che l'universo a Dio fa simigliante.

In questi versi comincia la grandezza e la diffi-


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