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Catullus, Gaius Valerius - Carmina » Varchi, Benedetto Lezioni sul Dante - p. 369

Varchi, Benedetto

Lezioni sul Dante e prose varie


dei filosofi. Onde ricorrendo alla certezza e verità de' teo-
logi, diciamo che secondo loro Dio ha cura, mediante
l'immenso amore ed infinita bontà di lui, per sé e
per accidente, non solo in universale, ma in partico-
lare, così delle cose terrene e corrottibili come delle
celesti e sempiterne; anzi non pure vede, ode, cogno-
sce, intende, regge e governa tutte le cose di tutte le
maniere, così sensibili come intelligibili, ma ancora sa,
seppe e saperrà tutte le voglie, tutti i concetti, tutti i
pensieri di tutti gli uomini che furono, sono e saranno
in tutti i tempi ed in tutti i luoghi; e la cognizione sua
non è astrattiva, cioè non si cava dalle cose come la
nostra, ma è intuitiva, cioè senza mezzo, perché veg-
gendo e cognoscendo sé solo, cognosce e vede come in
un lucidissimo specchio tutte le cose parimente, per lo
essere tutte in lui più certe, più vere e più perfette che
non sono in loro stesse: né questo fa che egli non sia
semplicissimo e massimamente uno, ancora che l'in-
telletto umano non baste a pensarlo non che a com-
prenderlo o scriverlo: e però il silenzio e la ammira-
zione siano in luogo dello sprimerlo.

Del libero arbitrio

La quistione del libero arbitrio, cioè se l'uomo ha
la volontà libera di maniera che possa volere e disvo-
lere quello che gli piace più, dipende manifestamente,
come può vedere ciascuno, dalla quistione di sopra, ed
è non meno di importanza né meno disputata di quella,
e, quello che è peggio, non solamente dai teologi e dai
filosofi, ma da tutte le sorti dei letterati, anzi pure da
qualunche idiota e vulgare uomo; ed io mi ricordo es-
sendo in Padova, che infino i ciabattini e fruttaruoli,
non che i sarti ed i calzolai, erano venuti a tale, dopo


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