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Averroes - In De divinatione per somnum » Varchi, Benedetto Lezioni sul Dante - p. 371

Varchi, Benedetto

Lezioni sul Dante e prose varie


della Grazia e delle Opere, predicata pubblicamente in
S. Spirito.
E se alcuno cercasse pure di sapere quello che
di questo fatto dicono i filosofi, gli rispondo che anco
appo loro sono molti dubbi e difficultà in questa ma-
teria, ed io per me credo col mio maestro, che la li-
bertà non si fondi principalmente, secondo Aristoti-
le, nella volontà, ma nell'intelletto, e la volontà non
è altro che l'appetito dell'intelletto: onde si dice che
la volontà intende ed elegge tutto quello che detta e
determina l'intelletto; onde tutti gli errori, tutte le
malizie nascono dalla parte dell'intelletto e non da quella
della volontà; perché l'intelletto è quello che pone le
differenze e conchiude una delle due parti della con-
tradizione: e secondoché esso intelletto consente più a
questa parte che a quella, alla medesima consente l'ap-
petito, cioè la volontà; onde diceva Aristotile: se l'in-
telletto detta male, la volontà male elegge; e di qui
venne quel detto recitato da Aristotile, che tutti gl'igno-
ranti erano cattivi, perché la volontà seguita l'intel-
letto, e l'intelletto loro detta male, e quello che disse
il Petrarca:
E veggio il meglio ed al peggior m'appiglio;
tolto da Ovidio:
Vìdeo meliora, proboque:
Deteriora sequor;

e detto non secondo la verità, ma poeticamente, come
mi ricordo aver detto altre volte, perché non è la vo-
lontà che intenda quella parte, ma l'intelletto. E se
alcuno volesse pur sapere se la volontà e l'intelletto
sono sottoposti nelle loro operazioni a movimento o
cosa nessuna estrinseca, e massimamente al cielo, ed
in somma se noi abbiamo il libero arbitrio, secondo
Aristotile, rispondo, che l'intelletto ha tre operazioni,


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