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Boccaccio, Giovanni - Decameron » Vespasiano da Bisticci Le vite - p. 597

Vespasiano da Bisticci

Le vite


et tutta la corte, non fu ignuno che non si maravigliassi
di tanta constantia. Una cosa dirò io qui, che parrà mara-
vigliosa. Donato quando menò donna, mai aveva conosciu-
ta donna ignuna inanzi allei, et questo so io per cosa cer-
tissima, intesola da uno degnissimo religioso d'Oservanza
di sancto Domenico, col quale egli fece una confessione ge-
icona nota nerale, inanzi poco che menassi moglie, et era passati
anni trentadua. Questo è contro a quegli dicono, ch'un
omo, istando al secolo, non si può contenere d'un simile
vicio. In Donato erano tutte le cose sono in quegli sono
incitati alla libidine, bellissimo del corpo sopra tutti que-
gli della sua età, nobile e d'asai buone sustanzie. Aveva
Donato domata la carne cola astinentia e co' l'abito de
le virtù come aveva. Qui si potrebbe dire quello dice
icona nota Sancto Girolamo, che nela carne vivendo, come s'egli non
vi fussi, è più tosto cosa angelica che umana
. Così si po-
teva dire di Donato. Vedesi in questo luogo quanta forza
abbia l'abito de le virtù in uno uomo lo quale si truova in
pochi, ed era istato in campo di gente d'arme et per tutta
Italia, nientedimeno s'era conservato intatto et immacola-
to per la constantia dell'animo suo.
Istando a Milano, fu tolta una nave da uno corsale
era nelle terre del re di Franza, nella quale nave era
roba di Fiorentini per trenta mila fiorini. A Firenze si
fece pensiero che i rimedii che v'erano si era di mandare
uno ambasciadore al re di Franza, che fussi uomo d'autori-
tà et di riputatione. Examinossi non essere ignuno di più


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